Sonya Caleffi, L'angelo della morte

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Alexandra Stempford©
view post Posted on 11/7/2011, 22:09




Avete paura degli ospedali, dei dottori, degli infermieri??
Ecco, vi consiglio di non leggere XD

Scherzi a parte...vi parlerò finalmente di un serial killer italiano, anche se c'è poco gusto. Per chi, come me, ama questi soggetti, queste persone, per coloro a cui piace studiare le loro mosse, l'Italia è un paese che offre poco.
Come in ogni ambito insomma... xD

Lei, è Sonya Caleffi.
Uso il termine "è" perchè vive, respira, abita, esiste.

Infatti, Sonya nasce a Como, il 21 luglio 1970: è figlia unica, in una famiglia tranquilla, borghese. Una famiglia senza problemi, senza nessuna macchia.
Sonya cresce in un ambiente tranquillo, i genitori vanno d'accordo e lei viene ricordata come una ragazzina molto dolce, affettuosa, a cui piace aiutare gli altri.
Questa è la cosa che tutti notano da subito: Sonya è gentile con gli altri, li aiuta, si preoccupa per loro.
E' un vero angelo.

I primi problemi di quella ragazzina matura, responsabile, gentile, dolce, si vedono intorno all'età di 15 anni.
Sonye putroppo inizia a soffrire di anoressia: si taglia spesso i capelli, cambia molto velocemente colore (sintomo d'instabilità) e subito dopo cade in depressione, che la spingerà verso la terapia psichiatrica. Terapia che durò per molti anni.

Nel 1990, Sonye frequenta i corsi di specializzazione in infermieristica e li conclude nel 1993 (fortunata a lei che con tre anni ha finito -.-"): fa stage, tirocini, frequenta l'ospedale di Valduce di Como, vicino casa.
Ma Sonya non è ancora felice: sta per diventare infermiera, il sogno della sua vita, la sua vocazione, quel desiderio smanioso di aiutare le persone che colpisce (o dovrebbe colpire) coloro i quali sentono dentro quella spinta per fare questo lavoro. Manca però qualcosa, qualcosa di molto importante.
Arriva quando il nostro angelo Sonya ha 23 anni: lui fa il falegname, vive a Cernobbio, ed insieme sono molto felici. Dopo appena 6 mesi di fidanzamento, i due decidono di sposarsi, ma non sarà una buona idea... i continui litigi, anche violenti, spingeranno Sonya a chiedere il divorzio.
Sonya ha 24 anni. Conosce un radiologo, nell'ospedale dove lavora. Dopo poco i due decidono di stare insieme e di vivere addirittura insieme, da lui, a Tavernerio.
Ma Sonya non sta bene, è stressata, è stanca, è scarica.... si sente depressa, mangia poco, quindi sceglie di stare a casa. Decisione pessima la sua, visto che dopo poco inizierà a sentirsi quasi una carcerata. Ovviamente, anche questo amore naufraga.

Sonya si chiude, non esce, decide di non frequentare gli altri: intanto, è arrivato il 1994 e il nostro angelo prende servizio all'ospedale di Velduce, nel reparto di endoscopia digestiva.
Tutti la descrivono come una ragazza insicura, che piange, che non sa affrontare le difficoltà, allo stesso tempo molto dolce, fragile, quasi delicata.
Purtroppo per lei, oltre che l'amore, anche il lavoro non va benissimo.
Inizia a presentare certificati su certificati, generici, assenze ingiustificate, periodi di malattia lunghissimi che servono solo per tenere il posto di lavoro, ma anche per saziare l'incalzante depressione.
Tutto questo fino al 2000. Da questo periodo in poi lavorerà:
- al pronto soccorso dell'ospedale Sant'Anna di Como (00/01);
- all'Ospedale Valduce di Como (ottobre 01);
- alla casa di riposo e clinica Le Betulle di Appiano Gentile (15 giorni novembre 01);
- alla casa di riposo di Albese con Cassano (02);
- al reparto di medicina generale dell'ospedale Sant'Anna (settembre/ novembre 03);
- all'Ospedale Manzoni di Lecco (04).
Il 4 agosto del 2002, Sonya è così disperata e depressa da tentare il suicidio nella sua auto, cercando di andare contro un muro: ci riproverà altre 3 volte, tra il 2002 e il 2004.

Ma cosa ha fatto Sonya Caleffi per stare qui, tra Charles Manson e Jeffrey Dahmer?
Quando era al Sant'Anna, caso strano durante i suoi turni, sono morte 8 persone: immissione di aria in vena, con conseguente embolia.
Tutti anziani, persone che potevano morire da un momento all'altro e quindi sui quali nessun medico avrebbe fatto una giusta autopsia.
Quando Sonya si trovava al Manzoni di Lecco invece, sono morte altre 18 persone.
La polizia è sbigottita, mentre i parenti delle vittime iniziano a fare giustamente un casino che arriva fino ai giornali.
Gli inquirenti indagano, il cerchio si stringe e quando confontano i turni....

...Sonya è di turno oggi.
Oggi c'è una donna, una donna in camera che sta male, molto male: Sonya sta entrando in camera, e con sè ha il carrello. Sopra ci sono le solite cose: vaschetta, elastico, siringhe, qualche boccetta piena, vuota, qualche raccoglitore.
Entra in camera e senza farsi notare lega il laccio intorno al braccio della sua ultima vittima.
Quando esce dalla camera... è completamente ricoperta di sangue.
I parenti della donna morta vogliono l'autopsia e non appena viene toccato il cuore si sente un gorgoglio(scusate i termini molto bassi, ma fortunatamente non son ne un medico ne un infermiera xD).
Cos'era? Cos'era quel "bollore" in quelle vene?
Aria.
Qualcuno ha iniettato aria nelle vene di quell'anziana donna.

Sonya Caleffi viene prelevata dall'ospedale, non oppone resistenza, e quando arriva in commissariato confessa 6 omicidi. Ma la lista è molto lunga...
La polizia nel suo appartamento trova molti libri: bulimia, anoressia, suicidio, morte, questi erano i temi preferiti del nostro angelo Sonya.
L'infermiera ha la necessità di essere al centro dell'attenzione, quindi ritratta tutto dopo pochi giorni: per questo, gli inquirenti nominano 4 periti psichiatrici. Ovviamente la difesa preme per l'incapacità di intendere e volere, mentre l'accusa dichiara la capacità di intendere e volere della donna.
Prevale quest'ultima.
Sonya viene spostata dal carcere psichiatrico, al vero carcere, a Milano e durante il processo si alterneranno le due teorie: l'accusa sottolinea la volontarietà degli atti e quindi arriva a chiedere 30 anni di carcere, mentre la difesa (suicidandosi) chiede la piena assoluzione per l'insussistenza del fatto.
Che?? (chiederete voi, e io che ho letto).
La difesa sosteneva che le bolle d'aria iniettate endovena ai pazienti, non erano abbastanza per causarne la morte.

E' il 14 dicembre 2007, Sonya Caleffi viene condannata per 5 omicidi e 2 tentati omicidi: 20 anni di carcere. Soli 20 anni.
Il 3 marzo dell'anno dopo, la Corte d'assise d'appello di Milano conferma la condanna di primo grado a 20 anni di reclusione, anche se il procuratore generale aveva chiesto l'ergastolo.
Dal 2006 fa la centralinista nel carcere di San Vittore, a Milano.


Quando parlo di Sonya Caleffi, e la chiamo angelo.... intendo si angelo, ma Angelo della Morte.
Gli angeli della morte sono dei serial killer, un tipo di omicida seriale: alcuni uccidono per attirare attenzione, come Sonya, altri per sentirsi onnipotenti, altri ancora per guardare le reazioni, e altri.... per guardarli morire.
Sono angeli... ma angeli che portano dolore e morte.
 
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2 replies since 11/7/2011, 22:09
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musicmaster
view post Posted on 3/8/2012, 18:49




Sonya vive malgrado tutto non puo ripagare nessuno per quello che ha fatto ne è pienamente consapevole, la sua richiesta di attenzione non era protagonismo ma una estrema richiesta di aiuto che non trovava nei suoi genitori, nel suo compagno che la tradiva e la relegava in casa, gli atti estremi sono solo il risultato finale di una sequenza di eventi, Sonya ha tentato quattro suicidi, era imbottita di farmaci. Forse dovresti parlare anche di questo, di otto anni di carcere e di lavoro, di infinite sofferenze e privazioni , Sonya è ma sta pagando il suo prezzo , oggi con la massima consapevolezza dei suoi errori. Ad oggi non ha avuto un minuto di permesso . Questo pero' nessuno lo sa, nessuno lo dice. Sonya è, ma sta pagando con la sua vita. E' poco forse, ma lo sta facendo con tutta se stessa.
 
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Giuliano Paluan
view post Posted on 5/8/2014, 02:36




Sonya e' una persona stupenda, gentile, cordiale e amichevole. E' perfettamente cosciente del male che ha fatto, ma lo ha fatto perche' non stava bene e nessuno l' ha aiutata, nessuno l' ha capita. Hanno saputo solo condannarla, non hanno avuto il coraggio di infliggerle l' ergastolo perche' sanno che per Sonya anche un solo giorno di carcere e' troppo !! Giuliano Paluan
 
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