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view post Posted on 12/7/2011, 00:20 by: Alexandra Stempford©Quota ~
Luglio 1955, il 10.
Fa caldo e siamo nel Lazio, Castel Gandolfo: residenza estiva del Papa, città che si affaccia sul un bel lago. Sulla riva, c'è un cumulo di fogli di giornale tutti datati 5 giorni prima e sotto un cadavere.
Lei è Antonietta Longo, 30 anni, originaria di Mascalucia, in provincia di Catania.

I fatti
A passeggiare al lago, ci sono Antonio Solazzi e Luigi Barboni, rispettivamente meccanico e prete in gita con la barca. Antonio, camminava più in fretta e sulla sabbia, in lontananza, vide questa piccola duna di giornali accatastati: i due uomini si avvicinano, e Antonio sposta dei fogli. Lì sotto c'è un corpo di donna, ma non è dal volto che capiscono che è una donna, perchè quel corpo una testa non ce l'ha.
Il corpo sembra martoriato, il sangue sotto i fogli è stato assorbito dalla sabbia e ovviamente la testa non c'è: la donna è stata decapitata.
I due uomini, spaventati, ricoprirono il cadavere ma il 12 luglio avvisarono le autorità che ufficializzarono il ritrovamento.

La scena del crimine
Arrivati gli esperti, si poterono mettere in chiaro pochissimi aspetti. Inizialmente, il corpo era coperto solo nella parte superiore da fogli di giornale, il quotidiano in questione era la copia de Il Corriere della Sera del giorno 5 luglio 1955.
Il medico legale stabilì che la donna era stata accoltellata numerose volte prima della decapitazione, al ventre, all'addome, alla schiena e l'unica ferita di queste, ritenuta mortale, era quella che aveva reciso l'aorta.
Il corpo, in avanzato stato di decomposizione, permise però di accertare la mancanza delle ovaie: ovvero, l'assassino, mentre la donna era ancora in vita, le strappò le ovaie. Strano.
Successivamente, l'omicida tagliò di netto la testa della donna e la portò con sè; forse per rallentare il riconoscimento, forse per impedirlo del tutto , ma la testa non verrà mai più ritrovata.
Fu dichiarato che la donna, al momento del delitto, poteva avere un età compresa tra i 18 e i 26 anni. Ipotesi poi corretta e spostata tra i 26 e i 30. Era alta 1.60, curata tanto da avere le unghie di mani e piedi laccate di rosso; ben abbronzata e con al polso un bell'oro...

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view post Posted on 12/7/2011, 00:18 by: Alexandra Stempford©Quota ~
Ovviamente, l'omicidio consiste nel mettere fine alla vita di un altro essere umano: banalizzare l'origine di un delitto, è profondamente sbagliato perchè innanzitutto bisogna capire cosa abbia spinto all'omicidio, e come lo stesso è stato compiuto.
Considerato in pratica da sempre un reato, l'omicidio è stato da sempre condannato da tutte le culture anche se, è da sottolineare, che in alcune, la morte delittuosa è "accettata": si parla dell'uccisione del nemico in guerra, o di un condannato alla pena di morte, o magari di sacrifici umani per compiere dei riti.

Secondo l'ordinamento penale italiano, c'è una classificazione dei diversi tipi di omicidio:
1.Omicidio volontario, chiamato anche doloso, ovvero il fatto delittuoso che avviene con la consapevolezza della morte della vittima da parte dell'assassino. Articolo 575 del Codice Penale Italiano, per questo delitto in Italia è prevista una condanna non inferiore ai 21 anni di reclusione.
2.Omicidio colposo, ovvero quando il fatto delittuoso avviene per colpa del soggetto che viene ucciso. E' considerato omicidio colposo con colpa cosciente anche quando il soggetto è consapevole del rischio di morte, che però resta non voluta. Da differenziare dal dolo eventuale, ovvero quando si conosce il rischio che si corre e accetta di correrlo. Articolo 586 del Codice Penale Italiano, per questo delitto in Italia è prevista una condanna da 6 mesi a 5 anni (art 589, 1° comma), da 2 a 7 anni (art. 589, 2° comma) o da 3 a 10 anni (art. 589, 3° comma).
4.Omicidio preterintenzionale, ovvero l'evento delittuoso che si consuma quando la morte della vittima avviene come conseguenza di un'azione violenta; per azioni violente si intendono le percosse, art. 581 del C.P, e le lesioni personali, art. 582 del C.P. Soggettivamente, il reato può essere considerato dolo misto a colpa, quando l'assassino vuole cagionare alla vittima percosse o lesioni, ma poi ottiene la morte della vittima. Articolo 584 del Codice Penale Italiano, per questo delitto non è previsto l'arresto (che è facoltativo, a contrario del fermo che è obbligatorio), e la condanna va dai 10 a 18 anni di reclusione.
5.Omic...

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view post Posted on 12/7/2011, 00:16 by: Alexandra Stempford©Quota ~
Di certo nessuno si aspetta una confessione in diretta tv: la televisione è diventata, negli ultimi anni, teatro di scandali più o meno finti ma così clamorosi da guadagnarsi le chiacchiere, non solo del giorno dopo, ma dei giorni e dei mesi che ne seguono.
Distinguere un "incontro" sotto le coperte al Grande Fratello, non è come dare in diretta tv la notizia di una confessione di un delitto o un ritrovamento macabro.
Chi l'ha visto, noto programma ventennale di Rai Tre, si occupa da anni dei casi di scomparsa: ma purtroppo, molti di questi, si trasformano in casi di omicidio.

Come avvenuto per la svolta del caso Scazzi, Chi l'ha visto c'era e ha contribuito per la risoluzione del famoso caso Carretta.

I fatti
La famiglia Carretta è formata da 4 persone: Giuseppe Carretta, il padre; Marta Chezzi, la madre; Ferdinando e Nicola Carretta, i figli.
Entrambi sono ragazzi difficili, con dei problemi: Nicola è un ex tossicodipendente, tornato a casa per uscire finalmente dalla droga. Ferdinando invece ha dei problemi con il padre.
La famiglia sta programmando un viaggio in camper in giro per l'Europa di circa 3 settimane; Francia, Spagna, Nordafrica. Padre, madre e figlio. Ferdinando non vuole seguire la famiglia, lui è più grande, ha 27 anni, mentre il fratello ne ha 23.
La famiglia Carretta, il giorno prima della partenza, il 5 Agosto 1989, scompare nel nulla.
Ferdinando resta a Parma, cerca di incassare degli assegni del padre e del fratello, per un totale di 6 milioni di lire circa: la banca, Banca del Monte, inizialmente si rifiuta di accettare gli assegni, in quanto la firma di padre e fratello sia per loro falsa, ma alla fine la somma viene concessa a Ferdinando che l'8 agosto, scompare.
Scompaiono tutti e 4.

Le indagini
Il PM allora era Antonio di Pietro, oggi rappresentante di punta del partito Italia dei Valori: il fiuto di uno dei magistrati più in gamba d'Italia ovviamente non si smentisce ed è il primo a pun...

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view post Posted on 12/7/2011, 00:15 by: Alexandra Stempford©Quota ~
Siamo in Vaticano, centro della religione Cattolico/Cristiana, residenza del Papa e anche centro città di Roma.
Se si pensa al Vaticano, viene in mente subito un luogo di pace, tranquillità, un luogo dove la sacralità del posto fuoriesce da ogni mattone, da ogni pianta, da ogni getto di vento. Si pensa a Dio, a Gesù Cristo, si pensa ai 10 comandamenti, si pensa alla misericordia, al perdono, alla speranza. A tutti quei fondamenti su cui si regge oggi (a malapena e/o non) la religione più seguita al mondo.
Non si penserebbe mai ad un omicidio. Non si penserebbe mai al sangue, alla vendetta, alla gelosia, ad un evento macabro come lo spezzare una vita. E in più, non si penserebbe mai che tale fatto, venisse impolverato, nascosto, e non più risolto.
Anzi.
Eppure, è successo: in Vaticano è stato commesso un omicidio.

I fatti
Alle soglie del nuovo millennio, in Vaticano scoppia un caso che ancora oggi sarebbe sulla bocca di tutti, se non fosse stato sepolto per bene dai media e da chi ha pensato a farli tacere.
Il 4 maggio 1998 vengono ritrovati 3 cadaveri: Alois Estermann, comandante del Corpo delle Guardie Svizzere (44 anni); Cedric Tornay, subordinato di Estermann (23 anni); e di Gladis Romero, funzionaria dell'ambasciata venezuelana, moglie di Estermann (49 anni).
Chi entrò nella stanza, nell'appartamento di servizio degli Estermann, vicino alla caserma e poco distante dal Palazzo Apostolico, si trovò di fronte una scena apparentemente scontata: i due coniugi a terra, probabilmente uccisi da Tornay, che sembra essersi suicidato con un colpo di pistola calibro 9 nella parte posteriore del cranio.
Nella stanza entrarono per primi: il sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Battista Re, l'ispettore generale della Vigilanza Camillo Cibin e il sovrastante maggiore Raul Bonarelli. Poco dopo vennero raggiunti dal portavoce vaticano Joaquìn Navarro-Valls.
I due uomini erano stesi a terra, mentre la donna era seduta sul pavimento e con la schiena appoggiata alla parete.
Andare con i piedi di piombo in questo caso, è d'obbligo perchè nessuno, a parte gli organi ...

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view post Posted on 12/7/2011, 00:13 by: Alexandra Stempford©Quota ~
La lettera è estranea in ogni forma, perchè inizialmente sottolinea come sia insussistente la tesi del raptus omicida e inoltre, rimane la perizia calligrafica indica che a scrivere quelle parole non è stato Cedric, nè tantomeno una persona in stato confusionale, nè scioccata, ma assolutamente calmo. Non ci sono poi coincidenze di date, visto che Cedric era nell'arma da un periodo diverso da quello indicato nella missiva. Il giorno della lettura pubblica della lettera fu il 5 maggio ma, il giorno seguente, la missiva arrivò in mano ai quotidiani leggermente modificata: adattata al francese, togliendo alcuni italianismi. Ultimo, ma non ultimo dettaglio, la lettera era indirizzata alla madre ma con il cognome dell'ex marito. Cedric sapeva quale cognome usasse la madre in quel momento, che non era di certo quello iscritto nei registri vaticani e questo fa sospettare, insieme agli altri indizi, che la lettera non fosse stata scritta dalla guardia svizzera ma da chi aveva chiamato Muguette Baudat in un modo sbagliato.
Il telefono poi, ci da altri due punti su cui riflettere: secondo i tabulati telefonici, Estermann era a telefono mentre avveniva la strage, ma di quel testimone non si seppe più nulla. Un altro testimone acustico fu padre Ivano, padre spirituale di Cedric, che disse di aver ricevuto un messaggio vocale impresso sulla segreteria da parte di Cedric, alle ore 20.30. Un messaggio in cui Cedric chiedeva aiuto in modo disperato: nemmeno di padre Ivano si seppe più nulla.

Altri interrogativi ci vengono dal modo in cui il cadavere di Cedric è stato trovato: a pancia in giù, con la pistola nascosta sotto.
Stando alle dichiarazioni ufficiali della Santa Sede, Cedric avrebbe dovuto prima compiere la strage e poi piegarsi in avanti, mettere la pistola in bocca e fare fuoco, mandando cosi il proiettile a scalfire il soffitto. Possibile, ma improbabile.
Se si riflette però su dei punti, si capisce che c'è qualcosa che non va: il proiettile si dovrebbe essere scontato con l'osso occipitale, quindi con il cranio, alcune delle ossa più forti e resistenti. A quell'impatto, Cedric avrebbe risentito di un colpo così forte da finire all'indietro e quindi supino a terra. Inoltre, lo sparo produce dei gas che nel caso di Cedric si sono concentrati in bocca: quindi non solo la violenza dello sparo in se, ma anche i gas, avrebbero dovuto spingere Cedric all'indietro e non in avanti. La pistola inoltre, non sarebbe dovuta essere sotto il cadavere, perchè il giovane non poteva essere cosciente al punto tale da tenerla stretta in mano dopo lo sparo.

Per screditare Cedric Tornay vennero presentate diverse "prove".
I 4 mozziconi di spinello ritrovati nell'alloggio di Cedric sono una di quelle: la Chiesa voleva dimostrare che le canne portano a raptus omicidi? Si, ma hanno dimenticato che scientificamente non è provato che il fumo alterino lo stato psicologico fino a far commettere omicidi alla gente...

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view post Posted on 12/7/2011, 00:11 by: Alexandra Stempford©Quota ~
Tutti sanno che Jack lo squartatore non è solo una leggenda, o un film: su di lui sono stati scritti libri, articoli, recensioni, film, addirittura opere teatrali. Ma la verità è che Jack - the ripper, come viene chiamato nel Regno Unito, è stato una terribile realtà, che ha portato con sè una scia di morte, sangue, e sofferenza. Per non parlare anche del mistero. Molto mistero.
Possiamo dire che il termine Serial Killer o Assassino Seriale, se non è nato con lui poco ci manca: infatti, Jack, la cui identità rimane ancor'oggi ignota, è stato uno dei primi assassini ad essere considerato un killer seriale e cioè, colui che uccide spesso, in serie. Jack è un assassino particolare, direi unico nel suo genere, è un alpha: non ha mai commesso errori, non ha mai lasciato tracce, a meno che non fossero volute, e ha fatto si che la polizia girasse in cerchio come trottole, lasciandogli quale testimone oculare, e pure poco attendibile, qualche reperto, stuzzicante ma non determinante, e indizi, spesso fabbricati proprio da Jack stesso, volutamente.
Jack lo squartatore è la punta di diamante, di una storia di follia che nel tempo è degenerata ed è arrivata fino ai nostri tempi, che prende il nome di omicidi in serie. Lui, l'unico che a distanza di 120 anni dagli omicidi, riesce a far tenere ancora aperto il proprio caso: Scotland Yard infatti, non ha mai chiuso l'indagine.

Cosa è successo
Quartiere di Whitechapel, East End, anno 1888.
Non è una bella zona, le strade sono semibuie pure di giorno, la nebbia avvolge tutto molto spesso, la povertà è dipinta su ogni muro e il pudore è andato a farsi benedire. Ne capitano di ogni a Whithechapel, abbiamo già detto che non è di certo un quartiere nobile: i furti sono all'ordine del giorno, si uccidono uomini nei vicoli, gli ubriachi si incontrano fuori le locande e si prendono a pugni per motivi noti solo al loro tasso alcolico. Ovviamente ci sono anche le prostitute, donne spesso e volentieri orribili, che avrebbero conosciuto il sesso giusto facendo quel lavoro lì. Vecchie, racchie, e giovani disperate, con i vestiti appariscenti ma logori, sporchi; tante erano alcolizzate, altre avevano già dei figli, alcune provvedevano a "rinfrescare" la merce addirittura nella fontana del quartiere.
Il pieno degrado a Whitechapel.
In questo scenario da film ottocentesco, vive la storia di Jack the Ripper; il primo, ma soprattutto vero, feroce serial killer.

E' venerdì...

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view post Posted on 12/7/2011, 00:09 by: Alexandra Stempford©Quota ~
I sospetti
I sospettati ovviamente furono molti: alcuni vennero accusati seguendo un senso logico, altri vennero additati vedendo così brillanti carriere da medico, sfumare di fronte ai loro occhi ingiustamente. La psicosi di Jack non risparmiò nessuno.
Una delle teorie si concentrò su un ipotetico turista, questo poteva spiegare l'inizio degli omicidi e anche l'improvvisa fine.
Un'altra teoria indicò come morto Jack, dopo l'omicidio di Mary Ann, al fine di giustificare la fine degli omicidi.
Ma andiamo con ordine:
- Montague John Druitt: avvocato, proveniente da una famiglia di noti chirurghi inglesi, ma privo di nozioni mediche. Apparteneva alla setta de "Gli Apostoli". L'uomo venne invitato alla centrale di polizia, ma egli non si presentò mai: si era buttato nel Tamigi con le tasche piene di sassi, appena il giorno prima. Venne trovato il 31 dicembre del 1888, ma dalle analisi sul cadavere si potè stabilire che il corpo era in acqua da circa un mese, inoltre il biglietto ferroviario datato 1° dicembre da una possibile conferma a questa tesi. Potrebbe essere Jack, viste le date e la morte, ma molti studiosi lo ritengono estraneo ai fatti.
- George Chapman, criminale che aveva già strangolato e avvelenato molte prostitute in passato, e che venne impiccato proprio in quel periodo. L'uomo, emigrato dalla Polonia, aveva fatto un corso di assistente per un chirurgo, ma non esercitò mai: abitò proprio a Whitechapel nel 1888 e inoltre sulla sua testa pendono ben 3 omicidi: quando la moglie venne dichiarata morta per avvelenamento, vennero ricontrollate anche le altre due mogli di Chapman, anche loro defunte. Tutte erano state avvelenate e nessuna risultava veramente legata a Chapman in maniera legale. Inoltre, l'ultima moglie, dopo essere stata quasi uccisa dall'uomo, scappò da New York e tornò a Londra.
- Michail Ostrog, un medico russo mandato dagli Zar appositamente per creare scompiglio in Inghilterra. Ma non risultano ne clamorosi eventi di violenza, nè tantomeno dei legami con lo squartatore per il semplice fatto che molto probabilmente, Ostrog era recluso in Francia nei periodi degli omicidi.
- Francis Tumblety, un misogino che si divertiva a collezionare uteri.
- ...

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view post Posted on 12/7/2011, 00:01 by: Alexandra Stempford©Quota ~
Antonella Di Veroli è sicuramente un punto interrogativo nella storia dei casi insoluti degli ultimi anni: sembra un po' un giallo di Alfred Hitchcock, con delle venature all'Agatha Christie. Quello che più spaventa però, è il silenzio nel quale questo terribile delitto si è svolto, e nel quale continua ad essere vissuto tutt'oggi.

Antonella ha 47 anni, è una donna sola, nel senso che non ha un compagno nella sua vita: vive in un appartamento in via Domenico Oliva 8, interno 2B, nel quartiere Talenti, a nord di Roma. Lavora in uno studio commercialistico, è brava nel suo lavoro, è precisa puntuale rispettabile.
Nella vita privata, Antonella mostra tutta la solitudine del mondo: è sola, non è ne bella, nè appariscente, forse la cosa le pesa e non poco. Inoltre ha un carattere complesso, è dura, intransigente, tutta d'un pezzo. Allo stesso tempo, è molto chiusa, riservata, difficilmente si ferma a parlare con i vicini, che diranno dopo la morte di quante siano state poche, numericamente parlando, le volte in cui parlarono direttamente con lei. Nonostante la sua riservatezza, Antonella è gentile, cortese, i suoi vicini la ricordano anche per questo. Un altro tratto importante di Antonella, è sicuramente la sua precisione: è metodica, schematica, quasi ripetitiva fino alla noia. Una di quelle persone che la sera posano i gioielli sempre nello stesso punto, le pantofole nello stesso punto, la vestaglia in fondo al letto.
Altro aspetto che sembra emergere da chi la frequentava per lavoro, era l'ambizione: voleva guadagnare di piu, oppure era una conseguenza del carattere. Chissà.
Da cosa emerge la solitudine di Antonella? E' dura, forte, autonoma, cosa la spaventa? Niente o forse tutto, ma Antonella, nel dubbio e pur non abitando al piano terra, ha fatto sbarrare tutte le finestra e la porta è una di quelle blindate, con doppia serratura a scatto.

La scomparsa
Antonella è abitudinaria, a studio alle 9.00, a casa alle 19.30: affida l'auto al parcheggiatore del palazzo, sale a casa e il giorno dopo ricomincia, anche il sabato. La domenica invece, va a casa dei parenti e amici e torna nel pomeriggio.
Anche il 10 aprile 1994 è andata da un amica, fuori città, e anche quella domenica è tornata nel pomeriggio, tardo pomeriggio. Alle 20.30, Antonella imbocca la stradina del parcheggio, affida le chiavi al parcheggiatore, sale a casa, chiude la porta dietro di sè e la chiude a chiave. Fa delle telefonate Antonella, dalle 21.30 fino alle 23.00 circa, poi il nulla.
Antonella di Veroli scompare. Tra le mura di casa sua, chiusa a chiave con le sbarre al muro, svanisce come in un racconto giallo.

L'11 aprile, i suoi colleghi l'aspettavano a studio come sempre, puntuale, alle 9.00. Ma Antone...

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view post Posted on 11/7/2011, 23:48 by: Alexandra Stempford©Quota ~

ritratto-di-marilyn-monroe



"Hollywood è un posto dove ti pagano mille dollari per un bacio e cinquanta centesimi per la tua anima" cit. M.Monroe

Norma Jeane Baker nasce a Los Angeles il 1 giugno del 1926: lei, è Marilyn Monroe.
Questa è stata, ed è ancora, la donna più desiderata ed amata che la storia cinematografica ricordi: di certo, è anche la più rimpianta.
Eh si, infatti, Norma, cioè Marilyn, era una donna di gran bellezza, mai paragonata ad altre perchè sicuramente inferiori. Sua rivale forse è stata Audrey Hepburn, ma le due erano cosi diverse che impossibile risultava metterle a confronto: la prima scoppiettante, adolescente nei comportamenti, spumeggiante, un po' bambina nelle espressioni, nel tono di voce, ingenua; la seconda già adulta di portamento, di classe, semplice e fascinosa. Impossibile paragonare due cose perfette, ma diverse.
Marilyn Monroe è stata un'attrice, una cantante e una produttrice cinematografica, dopo essere stata una modella. Nonostante questo però, nonostante la vita sfavillante, il titolo di "donna più bella del mondo", Marilyn viveva una vita piuttosto complicata.
All'apparenza forte, decisa, desiderata, amata da tutti... ma in fin dei conti, non amata da nessuno che amava.

Marilyn deve alla madre e al direttore del casting della Fox, Jean Harlow, il suo nome d'arte: Monroe era il cognome della madre da nubile, mentre Marilyn era un nome particolarmente affascinante a sentir dire Harlow.
La ragazza, dopo aver passato un'infanzia tra varie famiglie affidatarie, problemi economici, orfanotrofi, e molestie subite, si sposa all'età di 16 anni; il matrimonio però dura poco, dal 1942 al 1946.
Successivamente, per poter mantenersi, Marilyn lavorò come addetta alle verniciatura delle fusoliere dei vari modelli di aeroplani, e qui l
venne eletta "Miss Lanciafiamme" da un fotografo che scattava foto per tenere il morale dei ragazzi al fronte abbastanza alto: questo lavoro le permise di comprare una macchina che però non potè finire di pagare e che quindi le venne sequestrata. Per evitare ciò, Marilyn fece delle foto nuda, cercando il più possibile di mantenere l'anonimato.
Le foto, che dovevano essere qualcosa solo per racimolare qualche soldo in più, divennero un vero fenomeno che con il passare del tempo, pochissimo a dire la ...

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view post Posted on 11/7/2011, 23:46 by: Alexandra Stempford©Quota ~

MarilynMonroe



"Hollywood è un posto dove ti pagano mille dollari per un bacio e cinquanta centesimi per la tua anima" cit. M.Monroe

Le ipotesi ed i sospetti
E' il 19 maggio 1962, 45° compleanno del presidente degli Stati Uniti, John Kennedy e siamo in Madison Square Garden. Chi di voi non conoscere questa scena:



Marilyn è visibilmente ubriaca, triste perchè il suo uomo vuole lasciarla, e nonostante questo abbastanza incosciente da presentarsi ugualmente alla festa, dove canta con tono molto ammiccante "Buon Compleanno Presidente" ad un John Kenney imbarazzato e accompagnato dalla sua famiglia, tra cui la moglie Jeckie a cui Marilyn non è mai stata simpatica, anzi.
Tutti, nell'ambito della politica e dello spettacolo, sapevano che tra la Monroe ed il presidente Kennedy c'era una relazione, e lo sapeva anche Jeckie.
Ovviamente, come in ogni storia presidenziale, l'apparenza era molto più importante della sostanza e quindi, qualsiasi sentimento legasse Kennedy a Marilyn non poteva essere più portato avanti, dopo quel terribile show.
Infatti, qualche giorno dopo la serata, Bob Kennedy (fratello di John e ministro degli esteri americano) contattò l'attrice e le comunicò che tutti i rapporti con il presidente erano da considerarsi conclusi a partire da quel momento: nonostante questo, Bob Kennedy continuò a vederla. Infatti si ipotizzò che tra il maggio del '62 e l'agosto dello stesso anno, Marilyn ebbe una storia proprio con Bob Kennedy.
La donna, debole e fragile com'era, si ipotizzò fosse presa da Kennedy (Bob) ma solo per ripiego del fratello John: era stressata, paranoica, e proprio per questo motivo, dopo aver avuto con lei una brevissima relazione, anche Bob stava decidendo di lasciarla. Come tutti. Qualche giorno prima di morire, Marilyn telefonò all'uomo disperata, lo cercava e la CIA intercettò quella telefonata che poi venne ovviamente tenuta nascosta. In quella chiamata Marilyn dice:

“Se non risco a contattarlo entro questo weekend, lunedì mattina terrò una conferenza stampa in cui racconterò tutto e farò saltare tutti”

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Successivamente, i vicini dell'attrice dichiararono di aver visto proprio Bob Kennedy entrare nella villa, il giorno 4 di ago...

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